Ho appena finito di guidare una meravigliosa Austin Healey Bn4 del 1956, con il guascone svizzero della casa sulla punta della strada dove vivo a Minorca. Mi ha rinsavito. Come un bagno in piscina. Sono ancora a Minorca.

Non so fino a quando, perché prenotare un aereo, o gli aerei, mi mette in agitazione. Io prenoto il giorno stesso in cui parto, combinando le coincidenze con l’aeroporto di Barcellona, non avendo più il beneficio del volo diretto.

Questo con buona pace dei vacanzieri, che prenotano l’aereo, l’alloggio, la macchina a noleggio, un anno con un altro. Ma con il mio nichilismo e il mio scetticismo, non so nemmeno se l’anno prossimo ci sarò. Vacanzieri super organizzati, mi perdonate? Non so programmare. 

Se c’e’ un appuntamento, mi muovo tre ore prima, ma poi, tutta una serie di circostanze misteriose, mi portano ad arrivare all’ultimo momento. Il giorno in cui mi sono laureato, dimenticai il libretto di laurea, il fatto che fossi il primo convocato per la sessione, e discussi la tesi con dietro mia madre, una bidella e credo la commissione davanti a me.

Vorrei fare mille viaggi, vedere mille posti, ma riduco la mia esistenza ad una semplice vita, dove nulla e’ programmato, appunto, ma dove la vita mi conduce. 

Tranne per i libri. Quelli veramente belli, e sono davvero pochi, li scelgo con cura su Amazon, nelle sconfinate librerie di Roma. Ecco svelato in parte perché vivo a Roma. Perché e’ la città più bella del mondo, ed il paragone con altre città non reggerebbe. Poi e’ talmente piena, sovrabbondante e colma di misteriose chiese, luoghi magici, scorci da urlo, che non mi serve altro. Ma, andando avanti con il tempo, mi rendo conto che e’ una scusa. Come quella di non voler dormire in albergo da solo.

Mi metto troppo in luce? Beh, allora cosa serve un blog, uno spazio tutto mio, se non per farmi conoscere? Booking, famoso e prestigioso portale di viaggi, mi conosce più per le mie disdette, che non per i miei soggiorni. 

Sopraggiunge la paura, l’imponderabile senso di solitudine, lo sconfinato smarrimento, e un po’ di rabbia e frustrazione, condiscono il tutto.

Questo e’ Tommaso viaggiatore. Poi dovrei muovermi con tutto il mio armamentario medico.

Mi spiego meglio. Sono anni che vado in analisi, e qualche volta, credo di analizzarmi da solo, di suggestionarmi, tanto che penso che ci sia un fantomatico Tizio in corridoio con il pendolino che mi dica:” A me gli occhi”. 

Gli psichiatri da cui sono stato, sono deceduti, non per mia causa chiaramente, cosi almeno spero, oppure, da recenti notizie pervenutemi, sono in stato comatoso, perché affetti da ictus, non abili al lavoro, perché più depressi o nevrotici del sottoscritto. Forse hanno gettato la spugna, dopo avermi conosciuto, beninteso, mai prima.

Forse il mio nome e’ su una “blacklist”dei terapeuti di Italia, sono schedato..Oddio

Ah si l’armamentario medico. Una grossa busta a tracolla, dove tengo una medicina per ogni male. Si va dal Buscopan per i dolori gastro-enterici, alla migliore, secondo il mio personalissimo punto di vista antispasmina colica, alle fialette anticaduta, alle gocce per dormire, all’antidepressivo. Li ho presi tutti. Fidatevi se vi dico che il migliore e’ la Venlaflaxina a rilascio prolungato, insieme alla Mirtazapina nomi commerciali di Effexor 150 mg e Remeron 30 Mg compresse orosolubili. 

Questa combinazione di antidepressivi, in America e’ chiamata “California Rocket Fuel”, nome di una band? No, del binomio di Venlaflaxina e Mirtazapina che, secondo studi recenti, preverrebbero la ricaduta in uno stato semi-comatoso di depressione e la sua remissione nel settanta per cento dei casi. Si, mi sono documentato.

Sono come Carlo Verdone in: “Si pronto, Lei non mi disturba affatto”. 

Saprei riconoscere una Tachipirina 1000 mg da una semplice Aspirina, un Pantorc, alias pantoprazolo, utilizzato per il dolore gastrico cronico e la gastrite che mi affligge da un banale ed inefficace Gaviscon.

Per dormire le ho provate tutte. Non mi dite di prendere la camomilla o contare le pecorelle, perché mi incazzo seriamente e metto giù il telefono.

Il Minias gocce, nome commerciale di Lormetazepam, appartenente alla classe delle benzodiazepine, inibitori di non so che recettori Gaba, che comunque e’ na bella botta per i meno scafati, a me sembra sciroppo della tosse. Lo prendo, poi ci fumo una bella Marlboro, e sono sveglio più di prima. Fu la mia prima terapia, insieme al Maveral, che mi diede sonnolenza. Adoro i farmaci per dormire. 

Non ho mai provato nessuna droga, mai fumato una canna, mai tirato di coca, mai eroina o speedball, ma i farmaci, tutti insieme, per me sono sintomo di tranquillità.

Torniamo al Minias. Poi lo stilnox, l’halcion, lo Xanax per gli attacchi di panico, questo’ultimo farmaco, lo consiglio alle donne gravide ed isteriche. Farmaco da donna, comunque. Laroxyl, appartenente ai triciclici, vecchi antidepressivi, induce il sonno e lo mantiene, ma fa ingrassare. Ah e’ bene precisare che tutti gli antidepressivi fanno ingrassare e riducono la libido: insomma, se li dovete prendere, non vi tira l’uccello. Lo dico a voi maschietti. Infatti la Paroxetina, nome commerciale Sereupin, si usa nei casi di eiaculazione precoce.

Ora di che mi faccio? Ah si, due o tre Halcion, Lexotan, alias bromazepam, per la sua azione a livello cardiaco, Effexor, che mi fa tirare l’uccello, non causandomi impotenza, e una puntina di Rivotril.

Attenzione. Quest’ultimo farmaco l’avrete sentito nominare come “droga da strada”, per il suo basso costo, la sua potenza come ansiolitico, più che come sedativo, ed i suoi effetti, che se mischiati all’alcol, sarebbero simili a quelli dell’eroina. La povera Desiree Mariottini, ragazza sedicenne brutalmente violentata e lasciata agonizzante in una casa abbandonata nel quartiere San Lorenzo di Roma, pare avesse una concentrazione di Rivotril dieci volte superiore a quella consentita. Poi, ricordate che, i farmaci presi in strada, sono tagliati con altre sostanze sintetiche che nulla hanno a che fare con la sostanza presente nel farmaco che acquistate in Farmacia.

Non autogestitevi come me. Che poi mi trovo nei pasticci, nelle grane.

Ma torniamo con calma al mio sacchetto a tracolla con le medicine.

E’ la mia copertina di Linus. Sopra c’e’ una stampa di una orologeria di Roma, dove avrò comprato qualche orologio, fottendo i soldi a mia madre. Dentro c’e’ il mondo. Antibiotici per ogni battere, sedativi, una siringa lunga e grossa, che mia nonna pensava usassi per farmi dei clisteri, invece, la utilizzo per “spurgarmi” le orecchie otturate da un inesistente cerume, causato dai tappi. Si, perche’ io dormo con i tappi di cera, rigorosamente Calmor rosa. Poi vari antinfiammatori, un antidolorifico come il Toradol, poi caramelle per la gola, dalle semplici Benagol alle Benactiv gola, che succhio in bocca, quando non fumo. Non fumo molto, sarebbe un azzardo nelle mie condizioni, perché se sono qui a scrivere, vuol dire che sono vivo, e questo e’ un miracolo della natura.

Fumate poco e bene, non le sigarette light, ma quelle con tabacco Virginia, che non “grattano in gola”, ma vi daranno un senso di sazietà.

Poi ho vari psicostimolanti, nootropi, che mi procuro su internet, come Armodafanil, Provigil, Modafanil. Si, perché, dopo la sbornia notturna, ci deve essere la prestanza fisica ed intellettuale del giorno dopo, al cento per cento.

Cercatevi dei sonniferi con emivita breve, cio’ vuol dire che la sostanza deve rimanere nel sangue, a livello plasmatico, non più di dodici ore. Vi ho detto tutto. 

Rimane la dipendenza e la mia assoluta stoltaggine. Si, perché, trovandomi a Minorca, non ho i miei pusher (vengo da una famiglia di medici, capitemi bene). Ho corrotto mia madre con un assegno mensile di baci e carezze, fiori e cioccolatini, in cambio di ricette bianche da compilare. Perché, antidepressivi a parte, gli psicofarmaci non sono mutuabili. A Minorca, l’isola della tranquillità, dal mare cristallino, dalle spiagge infinite (che poi non ci sono più perché il mare se le e’ mangiate), regna sovrana la stupidita’.

Il cervello dei minorchini e’ molto particolare, e’ come quello dei criceti, ovale e grippato dallo iodio e dalla salsedine. Io mi presento con regolare (se fa pe di’) ricetta medica, debitamente compilata, e mi dicono che non se po fa. Ma come? No, porque potrebbe essere falsas, serves una recettas medicas de un medico menorchinos. Ah si? Esistono i medici a Minorca, pensavo solo pescatori e ladri di galline.

Vado nel panico, chiamo la Farnesina, il ministero della Salute, mia madre su tutti i telefoni, invoco la corruzione di un medico, poi di un altro, mi fingo epilettico, ammalato gravissimo, con un forte disturbo della personalita’ che andrebbe in paranoia senza le sue medicinas.

Come faccios a rimpinguare il mio sacchetto magico di cui sopra? Allora mi abbasso ad una clinica, privata non pubblica, e dico che sono un cazzone italiano, superdipendente da farmaci e, che in loro assenza, potrei spaccare tutto. Mi legano ad letto con delle cinghie di contenimento, chiamano il medico di turno e mi dicono che non c’e’ soluzione, io le mie medicine non le avrò, e dovrò contare le pecorelle.

Ma vaffanculo, vi sarebbe piaciuto questo finale. Me le danno. So come recitare, corrompere, fingermi un bravo ragazzo travestito da niño malo, che specula sulle malattie che non ho e mi prescrivono le mie medicine. Certo, non tutte quelle che vorrei, ma lo stretto necessario per poter calpestare il suolo di nuovo, da uomo, schiavo e liberto al tempo stesso.

In più la farmacista con cui papa’ ha avuto una tresca questa estate, le darebbe tutto oltre che se stessa. Quindi ho una doppia razione. In più mi hanno spedito dall’Italia altre medicine, in più delle ricette timbrate. Insomma sono una testa di cazzo, ma felice e appagato. Ho appena avuto un orgasmo, credo. Non avendo amici, non avendo donne, soldi, macchine decenti, un substrato cognitivo e raziocinante adeguato, godo di queste cose superflue, di questi farmaci. Il piccolo chimico, mi chiamano, il Mago di Oz. Sti cazzi dico io, intanto so felice.

Concludo con una immagine di un film di Verdone: “Maledetto il giorno ti ho incontrato”. Una bellissima pellicola, che narra la vicenda tra due compagni di analisi, Carlo Verdone e Margherita Buy, che poi diventano amici, che poi si ameranno. Ma il collante di tutto il film, sono le medicine, gli psicofarmaci. Se ne parla, se ne fa un uso smodato, ci si ride sopra, ed in una scena finale, Verdone va dalla Buy, svuota un sacchetto come il mio e le dice:” Guarda qui, ho tutto fino a coprire il delirio schizoide. La Buy, che fingeva di non prendere più niente e di avere una vita felice, ha un’estasi, come quella di Santa Ludovica, del Bernini a Trastevere (andateci se non l’avete ancora fatto).

Questo sono io, ne più ne meno, e la medicina ha fatto cosi tanti progressi, che ormai nessuno e’ più sano.

Dovremmo pero’ attenerci alle parole di Paracelso, perché senno’ morirete tutti:” Nulla di per se’ e’ veleno, tutto e’ di per se veleno, e’ la dose che fa il veleno”.

Ah mamma, l’omeopatia e’ una cagata pazzesca. Ha inventato solo nuove malattie, nuove probabilità di cura, ha creato incertezza, ed ha tolto a me personalmente, il flirt che ho con una donna che poi e’ come una medicina: il fatto che nessuno sappia prevederne i suoi effetti secondari. 

Un ultima cosa, prima di lasciarvi, la psichiatria e’ una scienza contemplativa. Poi sono cazzi vostri.